Ristampa anastatica del prontuario di legislazione nobiliare pubblicato a Roma nel 1888 al fine di fornire gli estremi della legislazione nobiliare unitaria e preunitaria cui la Consulta Araldica regnicola avrebbe dovuto rifarsi nell'espletazione dei propri compiti. Come noto, infatti, l'articolo 79 dello Statuto Fondamentale del Regno (Editto 4 marzo 1848) stabiliva che "I titoli di nobiltà sono mantenuti a coloro che vi hanno diritto. Il Re può conferirne di nuovi”: benché la prima parte dell'enunciato sia stato in gran parte disattesa viziando i provvedimenti emessi in tal modo di incostituzionalità, questa raccolta dimostra come la Consulta araldica fosse in possesso dei più basilari strumenti per conoscere correttamente circa le più elementari, differenti situazioni giuridiche delle nobiltà preunitarie. Dopo una parte introduttiva che riassume l'ordinamento ed il funzionamento della Consulta, il suo Regolamento e le linee fondamentali della Legislazione nobiliare italiana contemporanea, le differenti situazioni facenti capo agli stati preunitari sono trattate a partire dalle fonti legislative relative, citate diffusamente e censite cronologicamente: così per la Monarchia di Savoia storica si affrontano separatamente le legislazioni delle Provincie Subalpine da quelle genovese e sarda; per la Lombardia si susseguono quelle relative allo Stato di Milano e al restaurato Regno Lombardo ed al Regno Italico; per le Province Toscane si differenzia la legislazione granducale da quella dello Stato di Lucca. Venezia, Parma, Modena, le province Romane, Napoli e la Sicilia pure hanno trattazioni sistematiche proprie. Un excursus storico giuridico da cui traspaiono le enormi differenze, soprattutto per quanto riguarda la successione nobiliare, evidentemente inconciliabili senza venir meno a tradizioni consolidate nei secoli, con i noti effetti aberranti e grotteschi fraintendimenti nonostante tutto ancor duri a morire.